Conti si avvicina molto ad un poeta contemporaneo
quale GIUSEPPE UNGARETTI.
Una poesia verticale, la sua, in
cui una semplice preposizione o un sostantivo o
un aggettivo o una unità sintagmatica erano sufficienti
a formare il verso per rimarcare il valore
significante della parola.
Lo stesso stile che ritroviamo
in Conti, che fa della verticalità espositiva
il cavallo di battaglia del suo versificare. Un elemento,
questo, non di secondaria importanza, che
segna un altro punto di unione fra i due poeti.
NAZARIO PARDINI
La sua Poesia ha una struttura certo più rara come probabile scelta dell’autore per conferire ai singoli versi maggiore ‘potenza’ distillandone il percorso. Ovviamente, è il contenuto poi a completare lo stile del poeta, attraverso la valutazione delle parole e la creazione di allegorie e metafore originali. LUCIANO NANNI
I versi sono essenziali, costituiti a volte da una sola parola, scarnificati perché funzionali a decifrare la scabra essenzialità che si cela dietro le travestite apparenze, sulla scia di Ungaretti (“una parola / scavata è nella mia vita / come un abisso”, ( Commiato). FLAVIA BULDRINI